La corrente del tempo

Se potessimo vedere le nostre vite dalla riva della Vita...

***Quello che segue è la mia traduzione di un estratto dal libro "Die Wise" di Stephen Jenkinson (ancora inedito in italiano). L'autore canadese sarà ospite presso il Pari Center a Pari, in provincia di Grosseto, dove a Maggio condurrà un programma residenziale***

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Siediti sulla riva mentre tutto il resto ti passa accanto e vai oltre l'ansia di fondo, la noia e la sensazione di aver già visto tutto. Quello è un buon momento per imparare. Ecco cosa c'è da vedere.

Tutto ciò che facciamo e non facciamo crea una scia, una legione di onde e depressioni che si abbattono sulle rive ai limiti di ciò che intendiamo, che erodono alla periferia di ciò che sappiamo. Continuano, dopo che gli anni in cui abbiamo vissuto le nostre vite individuali sono passati da un pezzo. Se non impariamo questo semplice, devastante e redentore dettaglio dell'essere vivi - che ciò che facciamo, tutto il tintinnio delle nostre dichiarazioni e delle nostre sconfitte, dura più a lungo di noi stessi, che il passato non è finito - allora la sfilata dei nostri giorni finirà per diventare un capo di accusa, molto più che un lascito. È una cosa che dobbiamo imparare ora. Molti di noi contano sul fatto che le nostre migliori intenzioni bastino a portare a casa il risultato o possano esonerarci dalle conseguenze personali ed ecologiche. Non è successo e non succederà.

Questo non vale solo per quelli con piccole barche su piccoli fiumi che non possono andare che avanti e indietro. Tutto ciò che è vivo e si muove nel mondo, tutti i venti, i vermi, gli scriccioli e i salici lasciano al loro passaggio una scia simile. Tutte le vite sono vissute nei vortici e nei gorghi di ciò che le ha precedute. Poi, con il passare del tempo, noi stessi, le nostre vite e tutto ciò che ci è caro, diventiamo ciò che è passato prima, un vortice o un gorgo o entrambi. Le cose potrebbero essere diverse, potremmo davvero imparare qualcosa, se potessimo vedere le nostre vite dalla riva della Vita: "Ah, guarda, ecco la mia vita che passa, con tutto ciò che intendevo e non intendevo, con la fine chiaramente in vista".

A volte è così chiaro: il tempo porta tutto verso ciò che è stato, verso il passato. È lì che siamo diretti, per unirci a tutti coloro che sono venuti prima. È questa la concezione del tempo da cui deriva la parola "obitus" (come in "obitorio"). Significa "andare incontro". Lo stato del tempo è burrascoso, si inverte e si disperde, ma il passato è come la corrente del tempo.

La vita moderna è difficile da vivere. Contiamo su un futuro. Teniamo aperte le nostre opzioni. Speculiamo sul potenziale.

Nel nostro essere impegnati e nel nostro tempo libero ci inventiamo antidoti a questa corrente del tempo, piccoli sbarramenti per contenere il passato e ciò che significa per noi ora. A volte siamo sulla barca, che sfreccia sul fiume dei nostri giorni, certi che siano i nostri giorni. A volte siamo sulla riva, accanto a un vecchio pino bianco che si volge lontano dal ruggito e dalla schiuma di ciò che abbiamo fatto, con le radici un po' più spoglie e ripulite dalla terra che gli ha dato vita tutti questi anni. Quand'è stata l'ultima volta che vi siete fermati per un momento in un posto qualsiasi e avete visto che ciò che intendevate e sentivate, come avete amato e perso e ciò che avete detto e trattenuto dal dire, potrebbe essere già diventato onde che lambiscono un altro posto, che si posano su una riva che avete già superato, dove c'è qualcun altro, dove una volta c'era un vecchio pino bianco... la prova che siete stati, il segno di come siete stati? Potrebbe diventare il vostro bene più prezioso, aver imparato la longevità di ciò che avete fatto, la volontà di sapere come stanno le cose e la capacità di vivere di conseguenza. Il tutto, però, ha bisogno di testimoni, di persone che siano di testimonianza. È così che può durare.

Che cosa ci vuole per farci stare in silenzio, come qualcuno sotto il cielo limpido di mezzanotte, assorbendo il tutto, immobilizzati al tono e la forza sconcertanti della vita? Per una tal cosa, le cose che procedono bene non sembrano d'aiuto. La buona sorte non è persuasiva in queste faccende e raramente ci porta a riflettere. È quando le notizie non sono buone che di solito si scoprono i limiti di ciò che si può sopportare di sapere. Allora, forse solo allora, si può essere in grado di vedere che le onde di ciò che si è creduto, fatto ed evitato di fare avranno ancora le loro increspature, molto tempo dopo il proprio. Esse ci sopravvivono. E questa è una notizia straordinaria. Quando si sta abbastanza fermi, abbastanza a lungo, a volte il fiume, la barca, le onde e i gorghi, tutto quanto, può trasformarsi in ciò che si intende quando si dice "la mia vita". Se riuscite a farlo, potete cambiare le cose. La vostra vita diventa un po' più benevola verso il mondo, e verso ciò di cui il mondo ha bisogno da voi. E diventa un po' più benevola anche nei confronti della fine delle cose.